easy ha scritto: ↑lunedì 20 aprile 2020, 14:00
Ieri ho letto un pezzo sul Corriere che parlava della linea adottata dalla Svezia per reggere l'epidemia. È una linea morbida che prevede di lasciare tutto aperto (o quasi). L'epidemiologo che – in qualità di direttore dell’agenzia di sanità pubblica svedese – ha deciso di affrontare così l'emergenza si chiama Anders Tegnell. Il direttore è uno che parla chiaro: il mondo deve abituarsi all’idea di convivere con un virus endemico e quindi prepararsi a dosare le energie per una maratona. Fanculo allo stare a casa a fare il pane e sì ai runner e a un po' di socialità. Perché, dice Tegnell, "la salute mentale va preservata come quella fisica", e perché "non sappiamo quali danni può provocare questo stress sui bambini". Che gli vuoi dire a uno che parla così? Netto, lucido, zero retorica. (Che poi, da quando la salute mentale e quella fisica sono due cose separate? C'è voluta tutta una serie di pubblicazioni etichettate come Antropologia del corpo per ribadirlo. Pazzesco). Anche il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, la vede come Tegnell e rilancia: il vaccino? Del vaccino non c’è ancora certezza. Quello che ci dobbiamo aspettare in futuro, cioè tra un paio di settimane in poi, è una serie di situazioni di stop and go, perché il fatto che ci saranno nuovi focolai è una certezza.
In Italia siamo vicini alla fase 2, che dovrebbe portarci a un graduale ritorno alla vita "normale", a quella vita in cui non riuscivamo più neanche a capire cosa stavamo facendo e perché. Ma a parte il solito pippone sul senso della vita che tanto non frega un cazzo a nessuno (c'era bisogno di una pandemia per chiederci cosa vogliamo fare non tanto nella vita ma della vita? No. E chiedercelo durante una pandemia non è il migliore dei momenti. “Leggo malissimo, scrivo con difficoltà, non mi concentro. È una situazione angosciante. Lasci stare le puttanate che raccontano i nani e i ballerini della televisione. Chi può stare bene a casa? Che fantasie idiote sono mai queste? Solo un irresponsabile può avere l’animo sereno in un momento così. In queste condizioni, la casa è un inferno”. Lo ha detto Cacciari durante una delle ultime interviste che gli hanno sfilato al telefono), a Stoccolma hanno pensato che con una chiusura a riccio come la nostra "poi riaprire sarà più difficile di quanto lo sia stato chiudere". Vedremo alla fine dell’anno chi sarà in grado d’affrontare meglio l’ondata di depressioni, povertà, alcolismo, limitazioni dei diritti portata da sta situazione inumana. Senza dimenticare che la vita "normale" alla quale vogliamo ritornare non è una vita sostenibile. Per carità, di buono c’è che fuori dal riccio alcuni di noi potranno finirla con tutta una serie di cazzate, che evidenziano le disuguaglianze e non ci appartengono come lo smart working. Roba anglosassone lo smart working. Noi il mito dell'efficienza non lo abbiamo mai avuto. Non voglio essere riduttivo ma essenziale: noi veniamo da un'altra cultura, quella greca, quella giudaico-cristiana. Noi italiani conosciamo la solidarietà demos cristiana. E non a caso l'unico welfare ancora in piedi è la Caritas.
La politica? La politica fa sempre lo stesso gioco. Si smarca, per ridursi a mera amministrazione ed è così che ci prende per il culo. Non si può addossare la colpa al destino di quanto è accaduto. Se abbiamo tre volte in meno i posti di rianimazione che in Germania o in Francia, non è colpa del destino malvagio ma di scelte fatte con il portafoglio aperto e la calcolatrice in mano.
E poi ecco che scoppia sempre la stessa guerriglia urbana tra poteri centrali, regioni, provincie, comuni, frazioni, quartieri, condomini. Eppure tutti sanno benissimo tutto. Quando metteremo mano a un riassetto istituzionale per coordinare la logica amministrativa? Manco pel cazzo. E quando faremo la riforma delle riforme? Quando manderemo a fare in culo i veri padri padroni di questo Paese? Sto parlando della burocrazia, dei burocrati.
Butto là altre cose: a me sembra che alcune misure attuate in Italia siano illogiche e palesemente eccessive, ne elenco un paio per chiudere sto pippone:
1) Perché un cittadino in Italia può passeggiare col suo cane mentre un genitore non può farlo con il proprio figlio minorenne (di due, tre, quattro, cinque o sei anni)? Sull’età dei bambini più vulnerabili in questa situazione che li priva di relazioni, il discorso è relativamente complesso, ma “basterebbe” consultare psicologi, psichiatri e neuroscienziati per mettersi d’accordo. Sta anche girando un appello di Uppa.it per chiedere di affrontare questo aspetto, ma la gente sgobba e la politica snobba.
2) Se io vivo in casa con la/il mia/mio compagna/o e voglio fare una passeggiata sotto casa (diciamo entro un raggio d’azione di al massimo 1km), perché non posso farlo? Per quale motivo chi non ha un giardino o un balcone deve scontare una penitenza ulteriore? Non ne vedo il senso. E questo sorvegliare e punire tra cittadini è il panopticon calato nella realtà, che si è integrato, è il panottico perfetto.
Chiudo: quando pensiamo sia il caso di intervenire a scuola e in famiglia per dare alla pedagogia la possibilità di formare persone consapevoli, autonome? Perché "l'Ortodossia consiste nel non pensare, nel non aver bisogno di pensare. L'Ortodossia è inconsapevolezza" (Orwell, 1984); perché l’educazione è un’altra cosa rispetto all’istruzione, sono due concetti che vanno in direzione opposta. E parlare di pedagogia non ha senso se le istituzioni (noi, loro) non le danno lo spazio e gli strumenti per raggiungere risultati sufficienti; prima di tutto, quello di poter dare a qualsiasi bimbo la possibilità di formarsi e maturare un proprio pensiero che non sia per forza di cose legato alle condizioni sociali e culturali della famiglia da cui proviene. Poi vedremo se i sorvegliati se ne staranno zitti e muti a casa a fare le brioche della zia Maria Antonietta, per rispettare un cazzo di hashtag (#ioresto...) – che è solo inadeguatezza, superstizione e mancanza di strategia – senza manco farsi almeno un paio domande.
Da 400 a 3000 euro di multa? Ma fottetevi.
Come diceva uno dei miei maestri all’imbrunire: diffidare di tutti coloro nei quali è forte l'istinto a punire.
Testo: nuanda - Dipinto: marco grassi